Mara Venier pubblica un libro sulla sua vita

Mara Venier da qualche giorno ha compiuto 65 anni ed è in promozione per il lancio del suo libro autobiografico dal titolo “Gli amori della zia”, in uscita per Mondadori il 27 ottobre prossimo. Un libro che ha avuto un valore terapeutico per la diretta interessata:In realtà scrivere questo libro mi è servito per superare il trauma per la morte di mia madre. Mamma è mancata il 26 giugno e io per tre settimane mi sono chiusa in casa e sono rimasta a letto. Questo libro, allora, è stato come una terapia in un momento in cui mi sembrava che nulla avesse senso. C’era solo questo dolore con cui non puoi negoziare. La Venier al settimanale “Chi” ha anticipato alcuni aneddoti, a partire da quello riguardante l’attore Richard Burton: “Una sera sono scappata da casa mia, a Mestre, per seguire a Venezia quello che poi è diventato il mio primo marito Francesco Ferracini di cui ero follemente innamorata. Ci siamo trovati all’Harry’s Bar a tavola con Richard Burton. Io ero seduta a tavola di fronte a lui. Io tenevo gli occhi bassi sul piatto perché lui aveva i suoi occhi magnetici piazzati,sulle mie tette. Avevo 17 anni e un decolletè pazzesco.”Nel libro la Venier parla degli uomini più importanti della sua vita da Jerry Calà a Renzo Arbore, passando per l’attuale marito Nicola Carraro, di cui dice senza dubbio alcuno:”Lui è l’uomo della mia vita. La mia fortuna più grande è stata incontrarlo, lo dico sempre. Io gli ho cambiato la vita, soprattutto gliel’ho riempita, credo, come lui ha cambiato e riempito la mia. Se ha letto quello che ho scritto penso che si sia profondamente commosso, ha anche ricordato la breve e travolgente passione che la legò per un anno e mezzo al divo di Hollywood Armand Assante: “È stata una grande passione, ma anche molto divertente: Armand è stato la follia della mia vita. Ci aveva presentato Pascal Vicedomini che poi è stato fondamentale per comunicare. Io non parlo inglese, Armand non parlava una parola d’italiano. Per carità quando c’è una passione di mezzo le parole contano poco, ma io e Armand ci incontravamo con i dizionari in mano. Così Pascal ci faceva da traduttore e mi ha seguito spesso: a New York, a Bora Bora a Los Angeles.