Parla Mara Venier: “L’infanzia ribelle, la gravidanza scandalosa, i dolori familiari e… le gioie da nonna”

mara-venier-ieri-oggi-

L’amatissima conduttrice 70enne si racconta senza filtri. Un ritratto inedito, con tanti dettagli che svela per la prima volta.  Mara Venier si racconta senza filtri. L’amatissima zia della tv ripercorre i suoi 70 anni, vissuti sempre al massimo, in questa intervista esclusiva al settimanale Oggi, in occasione dell’uscita del suo libro Mamma, ti ricordi di me? (RaiLibri, a cura di Sabina Donadio). Dall’infanzia ribelle, alla gravidanza scandalosa a 17 anni, al dolore immenso per la perdita di mamma Elsa  alle gioie da nonna. Un ritratto inedito, da non perdere. E tu, ricordi quand’era così?

«Buongiorno signora, come si chiama?». Inizia così, con la sua mamma che la vede ma è come se non la vedesse più, il precipizio di una malattia che ti rosicchia la memoria, i ricordi, la lucidità e lascia lì il tuo corpo a illudere i tuoi cari che ci sei ancora. «Andavo a trovare mia madre e non mi riconosceva più», racconta Mara Venier, la voce tremante di emozione, «l’Alzheimer è una malattia infida che si nasconde e colpisce a tradimento. Mi ha portato via la mia mamma, Elsa, una donna piena d’amore, energia e passione.

Lei era il mio rifugio sicuro, la mano salda che trovavo sempre pronta ad aiutarmi, il sorriso che mi rassicurava nelle situazioni difficili. Nel giro di pochi anni non è stata più lei», ricorda Mara, “zia Mara” che – come scopriamo nel libro in uscita il 6 maggio, Mamma, ti ricordi di me? (RaiLibri, a cura di Sabina Donadio) – quella capacità di essere vicina alle persone con semplicità, l’ha ereditata proprio da lei, mamma Elsa. «Quando andavo a trovarla in casa di cura, per strapparla alla sua nebbia le cantavo le canzoni napoletane: le adorava e le ricordava», dice la conduttrice travolta dalla nostalgia.

«Mia madre ci ha lasciati nel giugno 2015 e sino al 2020 non sono riuscita a guardare le sue foto. L’ho rivista per caso aprendo un pacchetto il giorno del mio settantesimo compleanno: un’amica mi aveva regalato un’immagine in cui siamo insieme a Venezia, felici e sorridenti. Un tuffo al cuore. Però, finalmente, quel giorno ho trovato il coraggio di non scappare più dal dolore che per anni mi ha tolto la voglia di vivere».

Ha deciso quel giorno che avrebbe scritto questo libro dedicato a sua mamma? «No, avevo già iniziato lavorarci con Sabina Donadio nel 2016 ma stavo così male ogni volta che dovevo affrontare i ricordi, che sospesi il progetto. È stato un percorso difficile: ho abbandonato il libro per quattro anni e quando l’ho ripreso mi sono interrotta ancora. Mi devastava tornare a lei. Mi ha convinto soprattutto mio marito Nicola a finirlo: secondo lui poteva essere catartico scriverlo e in parte lo è stato perché ho rimesso ordine nei ricordi belli, matti e dolcissimi. Non è un libro triste e non è solo su mia madre: per farlo ho ritrovato la me stessa bambina, i miei figli da piccoli, Elisabetta e Paolo, e le persone importanti della mia vita. Chi lo legge capirà perché sono così come mi vedete in tv».

Nel libro scopriamo una Mara inedita: bimba monellissima; ragazzina che a otto anni lavora in un negozio di parrucchiera; ragazza che a 17 fa l’indossatrice, si innamora e resta incinta. Donna che a 18 si sposa, viene abbandonata dopo il ricevimento e qualche mese dopo si rinnamora ma, questa volta, di una città, Roma. Una kamikaze. «Sì, sono sempre stata ribelle, autonoma e piena d’iniziativa. Adoravo lavorare da Valeria, la parrucchiera di mia madre. Lei e le clienti erano la mia seconda famiglia. Salivo sulla sedia per fare lo shampoo e il mio sogno era avere un negozio tutto mio: parrucchiera o profumiera. Quello era il mio destino e mia madre, che in tutta la sua vita non mi hai mai detto “stai sbagliando”, mi ha lasciata libera e mi ha accolto senza mai fare un commento. Ho capito solo da adulta quanto deve aver sofferto. Quando le dissi che ero incinta abitavamo a Mestre, nelle case dei ferrovieri, e io ero lo scandalo del quartiere ma i miei genitori non me lo fecero pesare mai. Non solo, quando nacque Elisabetta lei mi aiutò tantissimo. Andai a Roma per divorziare da mio marito ma lui venne a prendermi con Roberto Capucci che capì la situazione e mi fece lavorare come modella. Con la città, fu amore all’istante. Rimasi per sempre».

Quella con la mamma sembra una storia d’amore e lei appare un’eterna figlia che non vuole separarsi. Pare che sia diventata “adulta” solo quando Elsa si è ammalata. A quel punto, i rapporti si sono invertiti. «Proprio così: avevamo un rapporto simbiotico e adoravo essere figlia, tornare a Mestre nella casa della mia infanzia e dormire nel mio lettino. Mia madre mi svegliava col caffellatte, ancora sogno quel profumo. È quando si è ammalata che ho scoperto il profondo desiderio di proteggerla io. Mia madre ha dato moltissimo amore anche ai miei figli e la sua malattia ci ha uniti, ci ha aiutati a superare vecchie ruggini: tutti e tre abbiamo sentito il profondo desiderio e il dovere di restituirle l’amore che ci ha regalato».

Lei ha salvato la vita a sua madre più volte e sempre grazie a intuito e “destino”. O a Dio, visto che lei è molto credente. «Quando mamma si ruppe il femore mi dissero di stare tranquilla che era accudita in ospedale. Io, invece, mi sentivo scoppiare di ansia. Corsi in aeroporto con mia figlia e vedendo che piangevo la hostess al bancone ci disse che sull’aereo in partenza c’erano giusto due posti… A un certo punto un signore mi chiese un autografo. Non ero in vena ma mi spiaceva essere sgarbata: così scoprii che era il primario di anestesia chirurgica dell’Ospedale di Dolo, era stato Dio a mandarmelo! Si raccomandò di far operare mia madre entro otto ore perché poi subentrano complicazioni e, invece, quando arrivai da lei scoprii che la sala operatoria sarebbe stata occupata per 15 giorni.

Chiamai lui, mi aiutò a trovare un’ambulanza e a mezzanotte la trasferimmo nel suo ospedale. Il giorno dopo la operarono e videro che aveva un’emorragia in corso, non sarebbe sopravvissuta ancora molto. Più di una volta è andata così: sentivo che qualcosa non andava, e mi precipitavo da lei».

Mentre viveva questo dolore, la Rai la liquidò. Lei scrive: «Mi fecero sapere che ero da rottamare». Ma ecco un altro caso del destino: spunta Maria De Filippi che la vuole a Tú sí que vales. Doveva essere ospite di una serata, rimase a Mediaset quattro anni. «Quando arrivai a Canale 5 mi sentivo vecchia, finita, ed ero esausta per mia madre. Devo molto a Maria dal punto di vista professionale: è stata lei a liberarmi da tante insicurezze. “Tu non ti rendi conto di cosa vali, in tv sii te stessa senza pudori”, mi ripeteva. È così che ho scoperto un nuovo stile di conduzione e ho riconquistato il mio pubblico. Il successo e l’affetto che ho ricevuto in questi ultimi anni di Domenica In è stato strepitoso e mi ha aiutato tanto».

Racconta che il lavoro era una tregua dalla malinconia. Però a telecamere spente era una persona che camminava perforza d’inerzia. Chi l’ha salvata dalla depressione? «Credo che tutti si salvino da soli. Avevo l’amore di mio marito Nicola e dei miei figli ma sentivo un vuoto incolmabile, mi ero spenta. È tutto cambiato nel giugno 2017 quando è nato Claudio, io lo chiamo Iaio, il bimbo di mio figlio Paolo. Quel giorno corsi in clinica in ciabatte, lo presi in braccio e sentii una scintilla dentro al cuore: mi invase la gioia e sentii tornare a galla la voglia di vivere. Ero già nonna di Giulio e con lui abbiamo un rapporto fortissimo, ma è grande e deve “andare” per il mondo. Quel neonato così bisognoso di tenerezza mi ha richiamato alla vita, è il mio piccolo angelo e credo sia stato spedito da qualcuno per donarci di nuovo il sorriso. Niente succede per caso. Non c’è giorno che riesca a stare senza di lui. Per Iaio salto, ballo, canto. Anche se ho due vertebre schiacciate e la sciatica: chi se ne frega. Sono rinata».

Parla Mara Venier: “L’infanzia ribelle, la gravidanza scandalosa, i dolori familiari e… le gioie da nonna”ultima modifica: 2021-05-08T07:00:21+02:00da save1098
Reposta per primo quest’articolo